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EMMA MAZZUCA

 

IL FLUSSO DEL TEMPO

Prefazione di Nazario Pardini
Postfazione di Marina Caracciolo

 

COLLANA: La Ricerca Poetica
F.to 15x21, pp. 98, Euro 10,00
(Ed. 03/2022) Cod. ISBN 978-88-5501-148-8

 

IL TESTO E L’AUTRICE

  Scrivere sulla poesia di Emma è come essere accarezzati da una piuma leggera che ti sfiora. Il suo dettato lirico ti avvolge e non ti molla finché non sei cotto a puntino a li[1]vello emotivo. Il logos e il pathos si amalgamano in un insieme che dà voce al canto, rendendolo attivo, fattivo, pregno di stadi emotivi che concretizzano il verso. Un verso fluente, leggero ora ampio, ora ristretto in un campo emotivamente concreto atto a reificare gli stadi emozionali. Ma io credo che partendo da una poesia incipitaria si possa già andare a fondo nell’arte magica di questa scrittrice, maestra del verbo e dei suoi legami, dei suoi intarsi… Qui in questa silloge, in questa confessione emotiva, omnia sunt: il memoriale, la coscienza di un tempo che fugge senza tenere di conto del tuo disagio interiore, la bellezza della natura, dei suoi simboli che si fanno linguaggio nei versi della Mazzuca, nei suoi fremiti, nelle sue vertigini simboliche, il canto del mare, la felicità, la tristezza. Ma quello che colpisce da subito è la maestria della parola, l’eleganza della scrittura, e soprattutto la capacità di concretizzare nelle latebre del verso gli input dell’autrice, i suoi stati d’animo. Di sicuro siamo di fronte ad un dettato lirico più vicino alla nostra tradizione, che ad una poesia di sperimentazione prosastica, impersonale dove l’io si perde nei meandri dell’esistere. Anzi qui il soggetto è fattivo, attivo, e anima di sé ogni ambito della silloge. Una silloge plurale, complessa e completa, dove ogni angolo del pensiero e dell’animo viene toccato da una mano leggera e ammiccante, con riferimenti ad un sentire multicorde e vario. Ce lo dice e conferma una delle ultime composizioni che nella luce che spezza il buio la poetessa trova la sua strada di braccia che toccano le mani senza parlare; come un fiore simbolo di una natura profumata e splendente. Era una notte aperta alla notte quando mi/ ha incantato una luce schietta nel buio ed/ era come un gran correre di braccia al cuore,/ e quella notte sembrava un fiore/ che mi toccasse le mani senza parlare. (Era una notte aperta alla notte). Chiudere con una pericope tratta da una esegesi sulla poesia della Mazzuca credo sia come la ciliegina sulla torta. Una silloge proteiforme che ci dà una completa visione del rapporto dell’essere con le diverse fenomenologie della realtà: Natura, Dio, esistenzialismo, eros, e vita.
                                                                                           (dalla prefazione di Nazario Pardini)

 

  EMMA MAZZUCA, originaria di Cosenza, risiede a Latina. Terminata l’attività lavorativa svolta in Confindustria, decide di concretizzare la sua grande passione per la scrittura, sensibilmente orientata verso la poesia e nutrita fin dalla giovane età. In breve tempo ottiene lodevoli consensi; vince prestigiosi concorsi e in numerosi altri si classifica nelle prime posizioni. Le sue opere sono pubblicate su Riviste specializzate, Agende letterarie, Blog di poesia e in diverse Antologie di Concorsi Letterari. Nel dicembre 2004 pubblica la silloge poetica Sentire e vivere con la Casa Editrice Montedit, collana I Gigli. Nella collana Il Liocorno pubblica le sillogi poetiche Sinestèsi (grida e silenzi) (Bastogi Editrice Italiana, 2008) e La voce che resta (Bastogi Editrice Italiana, 2011). Nella collana La Ricerca Poetica pubblica le sillogi poetiche Quando il cielo si inclina (BastogiLibri, 2014), Caos (BastogiLibri, 2016),  Eclissi (luci e ombre) (BastogiLibri, 2017), Il resto nelle ali del tempo (BastogiLibri, 2018) e Oltre I confini del pensiero, (BastogiLibri, 2021).