|
|
|
IL FLUSSO DEL TEMPO Prefazione di Nazario Pardini COLLANA: La
Ricerca Poetica |
IL TESTO E L’AUTRICE Scrivere
sulla poesia di Emma è come essere accarezzati da una piuma leggera che ti
sfiora. Il suo dettato lirico ti avvolge e non ti molla finché non sei cotto
a puntino a li[1]vello emotivo. Il
logos e il pathos si amalgamano in un insieme che dà voce al canto,
rendendolo attivo, fattivo, pregno di stadi emotivi che concretizzano il
verso. Un verso fluente, leggero ora ampio, ora ristretto in un campo
emotivamente concreto atto a reificare gli stadi emozionali. Ma io credo che
partendo da una poesia incipitaria si possa già andare a fondo nell’arte
magica di questa scrittrice, maestra del verbo e dei suoi legami, dei suoi
intarsi… Qui in questa silloge, in questa confessione emotiva, omnia sunt: il
memoriale, la coscienza di un tempo che fugge senza tenere di conto del tuo
disagio interiore, la bellezza della natura, dei suoi simboli che si fanno
linguaggio nei versi della Mazzuca, nei suoi fremiti, nelle sue vertigini
simboliche, il canto del mare, la felicità, la tristezza. Ma quello che
colpisce da subito è la maestria della parola, l’eleganza della scrittura, e
soprattutto la capacità di concretizzare nelle latebre del verso gli input
dell’autrice, i suoi stati d’animo. Di sicuro siamo di fronte ad un dettato
lirico più vicino alla nostra tradizione, che ad una poesia di
sperimentazione prosastica, impersonale dove l’io si perde nei meandri
dell’esistere. Anzi qui il soggetto è fattivo, attivo, e anima di sé ogni
ambito della silloge. Una silloge plurale, complessa e completa, dove ogni
angolo del pensiero e dell’animo viene toccato da una mano leggera e
ammiccante, con riferimenti ad un sentire multicorde e vario. Ce lo dice e conferma
una delle ultime composizioni che nella luce che spezza il buio la poetessa
trova la sua strada di braccia che toccano le mani senza parlare; come un
fiore simbolo di una natura profumata e splendente. Era una notte aperta alla
notte quando mi/ ha incantato una luce schietta nel buio ed/ era come un gran
correre di braccia al cuore,/ e quella notte sembrava un fiore/ che mi
toccasse le mani senza parlare. (Era una notte aperta alla notte). Chiudere
con una pericope tratta da una esegesi sulla poesia della Mazzuca credo sia
come la ciliegina sulla torta. Una silloge proteiforme che ci dà una completa
visione del rapporto dell’essere con le diverse fenomenologie della realtà:
Natura, Dio, esistenzialismo, eros, e vita. EMMA
MAZZUCA, originaria di Cosenza, risiede a Latina. Terminata l’attività
lavorativa svolta in Confindustria, decide di concretizzare la sua grande
passione per la scrittura, sensibilmente orientata verso la poesia e nutrita
fin dalla giovane età. In breve tempo ottiene lodevoli consensi; vince
prestigiosi concorsi e in numerosi altri si classifica nelle prime posizioni. |