La
parola a Luigi Cadorna
A quasi un secolo dalla comparsa (1921)
torna La guerra alla
fronte italiana di Luigi Cadorna (Pallanza, 4 settembre 1850-Bordighera, 21 dicembre 1928). Sostituito il 9 novembre 1917 da Armando Diaz
al Comando Supremo dal governo Orlando-Sonnino anche su pressione degli anglo-francesi ma ancora membro del Consiglio superiore interalleato
a Versailles, il 17 febbraio 1918 Cadorna fu richiamato “a
disposizione” della Commissione d’inchiesta sugli avvenimenti dall’Isonzo
al Piave, la cui Relazione,
ingiustamente critica nei suoi confronti, comparve nel 1919.
Già in posizione ausiliaria per motivi di
età, nel settembre 1919 Cadorna fu
collocato a riposo, con pensione irrisoria. Da sempre solitario, rispose narrando le condizioni dell’Esercito alla vigilia
della conflagrazione, dalla neutralità
all’intervento a fianco dell’Intesa e nei trenta mesi durante i quali comandò con fermezza la macchina bellica da
lui costruita, forte della piena
fiducia accordatagli dal Re, Vittorio Emanuele III. Sulla scorta di documenti ufficiali ripristinò la verità dei
fatti. Largo di encomi per quanti li
meritassero, al di sopra di polemiche contingenti Cadorna illustrò lo sforzo compiuto dal Paese. Ne emerge che
la vittoria del 4 novembre 1918
scaturì dalla ritirata sulla linea del Piave e dall’arroccamento sul Grappa, da lui fortificato. Fu anche opera sua.
Il volume riproduce la seconda edizione
di La guerra alla
fronte Italiana (1923). Cadorna vi
confutò le ingenerose considerazioni di un articolo della “Revue des Deux Mondes” (15 luglio 1920), “evidentemente emanazione dello stato maggiore francese”. Ispirato da alto
patriottismo e da serenità di
giudizio, esso è fondamentale per lo studio della Grande Guerra. L’Introduzione è corredata di documenti inediti.
L’opera si aggiunge alla “Inchiesta su
Caporetto”, ristampata nel 2014 per iniziativa della Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo e dello Stato
Maggiore dell’Esercito, con il
contributo dell’Associazione di Studi sul Saluzzese.
“Parva favilla...”
Aldo A. Mola
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