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Maria Antonietta Pinna

PICACISMO SIMBOLICO

I vincastri di Giacobbe Fantasmatico divorante e immagine del mostruoso alla luce della traduzione manoscritta inedita
di Vincenzo Gros il demonio castrato di Nicola Remigio

F.to 17x24 pp. 480, Euro 30,00
(Ed. 12/2013) Cod. ISBN 978-88-98457-22-9

 

IL TESTO E L’AUTRICE

Le storie di streghe che volano di notte a cavallo di manici di scopa verso il Sabba, mentre il loro corpo giace come morto in camera da letto, sono documentate da ampia letteratura. Ma allora qual è il senso di un’ulteriore pubblicazione su tale argomento?

Il senso si ravvisa nell’indagine del simbolo.  “Picacismo” perché i personaggi citati nel documento ingeriscono oggetti non commestibili, “simbolico”, perché tali oggetti sono in realtà simboli. Essi rimandano a ulteriori significati che vanno al di là della loro materialità evidente. L’analisi, le qualità sostanziali e ultra-sostanziali, la scomposizione critica dei simboli ingeriti sono importanti per far luce sulla personalità dello scrivente dai tratti sadico-compulsivi. La bocca è inferno che trita, dalle valenze castranti incorporative e cannibaliche insieme. Il cannibalismo rituale del corpo del Cristo che viene “mangiato” dai discepoli, si rovescia nella Demonolatria in una voracità che ingloba cadaveri putrefatti e simboli infernali dalle varie forme. La vita si trasforma in morte. Nel momento stesso in cui l’oggetto viene ingoiato diventa “nero”, “aggressivo”, “inanimato”. Per Remigio, l’oggetto è l’identificazione esterna del soggetto. In questa situazione l’oggetto è sadico e il soggetto masochista. Attraverso l’introiezione, picacismo, il soggetto masochista diventa sadico perché carica l’oggetto di istinti aggressivi, alterandolo, occultandolo e distruggendolo. I riti magici descritti sono stati “scomposti” nei loro principali elementi, alla ricerca di realtà universali e metafisiche oltre l’id quod est di boeziana memoria, per stanare quell’esse, quel principio, quel farsi che consente di capire gli ingranaggi della macchina uomo.

 

MARIA ANTONIETTA PINNA, nata a Sassari, è laureata in materie letterarie. Specializzata in criminologia clinica e psicopatologia forense, è un’esperta di libri antichi e moderni. Ha pubblicato: Dalle galee al bagno al carcere (saggio storico, 2010), Armando Siciliano Editore; Io vedo! (racconto tratto dal libro L’occhio clinico, pubblicato dalla rivista siciliana “Notabilis”, nonché da vari blog letterari e siti web); Tutta colpa del polistirolo (racconto, nell’antologia Quinto colore racconta l’Italia); Fiori ciechi (romanzo, 2012), Annulli Editori; Mister Yod non può morire (teatro, 2012), La Carmelina Edizioni; Lo strazio (poesie, 2013), Marco Saya editore; L’occhio clinico (2013), Edizioni della Lanterna.